La percezione che i consumatori hanno della qualità negli anni è molto cambiata. Non si tratta più solo delle caratteristiche intrinseche dell’acqua minerale e delle bibite (il colore, il sapore, gli ingredienti); fa parte della qualità anche la funzionalità del prodotto e, non da meno, il suo impatto sul nostro ecosistema, in un’ottica sostenibile. L’azienda ha accolto questa esigenza del consumatore e l’ha tradotta nei suoi processi e nei suoi prodotti.
L’altro legato alla creazione di una cultura condivisa, affinché tutti coloro che fanno parte della filiera alimentare, compreso il consumatore, abbiano cura di gestire ogni bottiglia nel modo corretto: dalla distribuzione allo stoccaggio e dal consumo fino al riciclo.
Lungo tutta la filiera produttiva, per ogni step di lavorazione, sono distribuiti piani di controllo che coprono sia i processi che hanno impatto sulla qualità, sia i prodotti. Poi ci sono gli audit, che misurano la capacità di rispettare uno standard – che nel caso delle certificazioni è riconosciuto a livello mondiale – e i requisiti concordati con i clienti.
È un lavoro che richiede molte competenze tecniche, bisogna essere un po’ microbiologi, un po’ chimici, un po’ geologi, ma forse questa non è la parte più difficile… l’aspetto più significativo è dare le motivazioni giuste ai miei collaboratori, fargli capire che il loro contributo è fondamentale ai fini della soddisfazione del cliente e quindi della crescita dell’azienda, il resto viene di conseguenza. Il mio ruolo rappresenta la garanzia e la tranquillità che il prodotto nelle mani del consumatore è come vogliamo che sia.